L’azione di nutrire i tuoi demoni può risultare a prima vista contro intuitiva per la mente, se non addirittura controproducente e pericolosa. In realtà è l’atto più rivoluzionario e trasformativo che puoi fare nella tua vita.
Prende origine da una pratica millenaria di origine tibetana chiamata Chöd, che è stata semplificata e riproposta in chiave occidentale da Lama Tsultrim Allione, una delle più importanti guide spirituale buddiste occidentali.
In italiano è stato pubblicato il libro della Lama su questa pratica ed esistono corsi specifici per poterla praticare sotto la guida di insegnanti esperti che, vista la particolarità e profondità delle attività proposte, è quanto mai necessaria in questo caso.
Cos’è la pratica di Nutri i tuoi demoni
L’idea alla base di questa pratica è che più combattiamo i nostri demoni (depressione, ansia, malattia, paura, rabbia, relazioni difficili, disordini alimentari etc.) più questi diventano forti.
La proposta alla base di Nutri i tuoi demoni è di cambiare completamente prospettiva. Per liberarci dei nostri demoni dobbiamo smettere di combatterli e fare esattamente il contrario: nutrirli finché non saranno completamente sfamati.
A quel punto, l’energia bloccata del demone sarà libera di trasformarsi e diventare nostra alleata.
i 5 stadi della pratica
Come ogni pratica di meditazione, prima di entrare nel vivo di Nutri i tuoi demoni è necessario predisporsi interiormente a praticare. Trovare un luogo tranquillo dove si è sicuri di non essere disturbati, sedersi in una posizione comoda ma dignitosa, prendere alcuni respiri profondi, sono sempre dei validi consigli prima di iniziare.
Primo stadio
Il primo passo è quello di pensare a un tema su cui praticare il nutrimento dei demoni. Qualcuno di noi potrebbe voler praticare con l’ansia, la depressione, una relazione difficile o altro.
Prendiamoci il tempo di individuare il ‘demone’ su cui vogliamo lavorare. Una volta scelto il nostro ‘demone’, prestiamo attenzione a quali sono le sensazioni fisiche che proviamo in presenza del demone. Dove si trova nel nostro corpo? Che forma ha? Ha un colore? Una consistenza?
Qualora ci risultasse difficile individuarlo e descriverlo, possiamo ‘chiedere aiuto’ ad una situazione del passato in cui ne abbiamo sentito la presenza.
secondo stadio
È giunto il momento di personificare il demone di fronte a noi. Immaginiamo che il demone esca dal nostro corpo e prenda forma davanti a noi.
Non dobbiamo sforzarci di creare nulla. Dobbiamo solo vedere che aspetto avrebbe il nostro demone se fosse un essere vivente con occhi, bocca, eventuali braccia, gambe…
Notiamo la sua forma, il suo atteggiamento e le sensazioni che proviamo di fronte a esso. È importante che il demone abbia degli occhi in cui possiamo guardarlo nella sua autenticità e nel messaggio che ha per noi.
Possiamo ora porgli queste tre domande:
- Cosa vuoi?
- Di cosa hai veramente bisogno?
- Come ti sentiresti se avessi quello di cui hai bisogno?
Una volta poste le tre domande, ci spostiamo fisicamente al posto del demone per metterci nei suoi panni e poter dare le risposte che davvero darebbe lui e non risposte immaginarie sconnesse dal corpo.
terzo stadio
Una volta risposte alla domande dalla parte del demone e ripreso il nostro posto iniziale, è il momento del nutrimento vero e proprio del demone. Immaginiamo che il nostro corpo si sciolga a poco a poco e che diventi un nettare, un nettare che possiede la qualità di cui ha bisogno davvero il demone (la risposta alla domanda 3, per intenderci).
Forse il nettare si trova in un contenitore, forse no. Non importa. Qualsiasi cosa sia venuta a noi, quella andrà bene.
Lasciamo che il demone si nutra completamente del nostro corpo e osserviamo dall’alto, dalla nostra ‘forma inconsistente’ quello che avviene.
QUARTO STADIO
Il demone, a poco a poco, viene sfamato. Lasciamogli tutto il tempo che serve affinché ciò avvenga. Forse, a mano a mano che si sazia, il demone si sta trasformando in qualcos’altro, forse no.
In entrambi i casi, al termine del nutrimento del demone, se non c’è nessun’altra figura di fronte a noi, possiamo invocarla e chiamare l’alleato.
Se l’alleato arriva di fronte a noi, prendiamoci del tempo per osservarlo, per cogliere le nostre sensazioni nei suoi confronti e chiediamogli:
- Come puoi aiutarmi?
- Come puoi proteggermi?
- Cosa mi prometti?
- Come posso contattarti?
Prendiamo poi fisicamente il posto dell’alleato di fronte a noi e rispondiamo alle domande dal suo punto di vista.
quinto stadio
Infine nel quinto e ultimo stadio, una volta tornati alla nostra posizione originale, possiamo chiedere all’alleato di ‘entrare dentro di noi’, di prendere il posto del demone da cui si è trasformato e possiamo riposare nella consapevolezza di avere integrato questa nostra parte.
Come probabilmente avrai notato, la pratica di nutrire i demoni è una pratica trasformativa e potente, ma anche molto complessa.
È altamente consigliato, soprattutto all’inizio, praticarla con una guida che possa, anche nel caso in cui dovessero emergere situazioni difficili da gestire interiormente, fornire il supporto necessario lungo tutta la pratica.
Se sei interessat* a saperne di più, puoi scrivermi qui: info@chiaradeservi.com e fissare un incontro conoscitivo di 30 minuti.
Ti aspetto,
Se ti è piaciuta questa pratica, forse potresti essere interessato anche a quella del Focusing, che potrà aiutarti a riconoscere le tue sensazioni ed emozioni nel corpo, a diventarne consapevole e ad accoglierle.
.molto interessante e grazie